CRISTIAN AGNELLI

Centrocampista
Nato a Foggia il 23 settembre 1985
Esordio in A: -

2001-02 FOGGIA C2 1 0
2002-03 FOGGIA C2 0 0
Gen. 03 LECCE B 0 0 0 0
2003-04 LECCE A 0 0
8 Ago. 03 VERONA B 24 1
23 2004-05 VERONA B 6 0 3 1
5 Gen. '05 CATANZARO B 15 0 0 0

(legenda)

È successo tutto in fretta. In pochi giorni un semplice ragazzo di provincia, dal grande talento e dal carattere forte, ha visto schiudersi nuovi orizzonti. Il sogno di essere protagonista, questa volta, non è svanito né all'alba né tanto meno nella calda serata di Siena, dove con i compagni del Lecce ha vinto lo scudetto Primavera, primo trionfo per il club pugliese di una splendida stagione culminata con il ritorno in Serie A. Flash notturni e bagliori di un successo che hanno illuminato la vita e la carriera calcistica di Cristian Agnelli, classe 1985, gratificato non solo dal tricolore cucito sul petto, ma anche dalla targa che si è visto assegnare dal Guerin Sportivo e dalla Lotto come miglior giocatore della fase finale. E non è finita. Perché è arrivata pure la convocazione nell'Under 18 di Mimmo Caso, per affrontare in amichevole l'Italia di Trapattoni. L'azzurro è diventato il colore della felicità, quasi fosse un fluido magico capace di trasformare la bella favola in realtà. Trovarsi di fronte ai campioni più celebrati, ammirati fino a ieri solo in televisione, è stato il momento più suggestivo ed esaltante: «Ancora non ci credo, mi sembra di vivere in un'altra dimensione. Un cambiamento così repentino che in alcuni momenti mi sono sentito davvero confuso: è successo ad esempio quando ho preso l'aereo per andare a Coverciano. Era la mia prima volta in maglia azzurra: ho provato una gioia indescrivibile nel giocare contro Totti, Del Piero e gli altri. Sa quanti ragazzi sognano un'avventura simile? E io ci sono riuscito... Adesso l'importante è non montarsi la testa, so bene che dovrò fare ancora molti sacrifici per migliorarmi e raggiungere certi livelli. Ma il lavoro non mi spaventa».

Bella personalità, Cristian Agnelli (fan sfegatato di Gigi D'Alessio). E non solo sul campo. Forse perché abituato da sempre a lottare e a conquistare i piccoli traguardi quotidiani con coraggio, determinazione e parecchie rinunce. Nella sua Foggia, dove è nato il 23 settembre, ha vissuto un'infanzia difficile: «Avevo appena cinque anni, quando è mancato mio padre Gerardo» racconta. «Ero piccolo, ma mi ricordo che era un grande appassionato di calcio, fu lui a mettermi le scarpe bullonate ai piedi. Ogni volta che scendo in campo prego per sentirlo più vicino a me. Chissà come sarebbe stato felice di vedermi oggi con lo scudetto sulla maglia...». Cristian non si è mai perso d'animo, incamminandosi lungo la strada che l'ha porato poi al successo. Determinanti l'aiuto e l'affetto di mamma Maria Antonietta, che con grande impegno e dignità è riuscita a portare avanti la famiglia: «Devo molto a lei. Mi è sempre stata vicina, mi ha inculcato i sani principi della vita. E poi è diventata una tifosa d'eccezione, che mi segue ovunque. Non ha saltato neppure l'appuntamento di Siena ed è stata molto contenta del premio che ho ricevuto dal Guerino. Ho ricevuto anche i complimenti di alcuni giocatori del Foggia come Carannante, La Porta e Pazienza. Pure per loro è stata una stagione indimenticabile». Un rapporto familiare ben saldo, in perfetta sintonia con il fratello Luigi, ventenne, e con la sorella Susanna, ma soprattutto con lo zio Gino che gli ha fatto praticamente da padre. Per questo non è stato facile accettare il trasferimento da Foggia a Lecce: «Era la prima volta che mi allontanavo da casa e all'inizio ho un po' sofferto il distacco dalla famiglia. Per fortuna ho trovato in Mattioli (il piccolo tornante autore di due gol nella fase finale, di cui uno decisivo in semifinale contro la Juventus, ndr), con il quale ho giocato nel Foggia, non solo un compagno di squadra, ma un grande amico».

Il pallone ha indirizzato fin da piccolo la sua vita. I primi passi nei Pulcini della Pirazzini Calcio, sotto le cure premurose di Gianni Pirazzini, capitano per antonomasia del Foggia anni Settanta. Poi tutta la trafila nel settore giovanile rossonero: Esordienti, Giovanissimi, Berretti («Il maestro Giuseppe Vaccariello mi ha insegnato tanto»). Cristian cresce a vista d'occhio, i suoi tocchi raffinati, il suo temperamento e i suoi lanci illuminanti sono il compendio di un repertorio tecnico di qualità. Insomma, a vederlo giocare (come è successo a noi), non passa certo inosservato. E infatti nel maggio 2002 arriva addirittura l'esordio in C2 con la prima squadra (34ª giornata, Foggia-Sant'Anastasia 4-2). L'allenatore Marino ne fiuta il talento e quest'anno, a settembre, lo schiera tra i titolari nelle due partite di Coppa Italia contro Fidelis Andria e Brindisi. Ed è proprio dopo queste due esibizioni che scocca la scintilla con il Lecce. Il diesse Pantaleo Corvino legge una dettagliata relazione di suo figlio Romualdo e fa di tutto per portare Agnelli in giallorosso. Operazione non semplice, anche perché sulle prime il Foggia tentenna; alla fine, però, la trattativa va in porto. Tuttavia un problema di tesseramento impedisce al centrocampista di scendere in campo: «Ho dovuto aspettare quattro mesi per poter disputare la prima gara ufficiale con la Primavera. È stato un momento difficile, sia sotto il profilo psicologico che fisico. Ho anche stentato a ritrovare il ritmo giusto, poi per fortuna la mia è stata una stagione in crescendo e sono praticamente entrato in condizione nella fase decisiva. Devo ringraziare l'allenatore Roberto Rizzo per avermi dato subito fiducia, facilitando il mio inserimento nel gruppo». I giovani "guerinetti", questo forse Cristian non lo sa, tradiscono raramente. Non per niente l'hanno preceduto nel ritirare questo premio Berrettoni e Martins. La sua storia, quella di un centrocampista centrale abile in entrambe le fasi, ha ancora tante pagine importanti da scrivere.

(Nicola Lavacca - Guerin Sportivo - giugno 2003)